Un lungo racconto, ancora sul tema del male.
È la storia di un giovane che “quasi per caso” diventa nazista e attraversa, un po’ da spettatore, un poco da protagonista, gli orrori di quel decennio: le fucilazioni in massa degli ebrei, il degrado morale della guerra, la sconfitta di Stalingrado, i campi di sterminio, i bombardamenti di Berlino …
È una storia inquietante, raccontata in modo crudo e cupo, nella quale è davvero difficile tracciare una linea tra il bene e il male.
Una domanda ti accompagna per tutto il romanzo: io mi sarei comportato in maniera diversa?
Una lunga citazione, è lo stesso protagonista che parla:
“Io sono colpevole, voi non lo siete, mi sta bene. Ma dovreste comunque essere capaci di dire a voi stessi che ciò che ho fatto io, l’avreste fatto anche voi. Forse con meno zelo, ma forse anche con meno disperazione, comunque in un modo o nell’altro. Penso che mi sia permesso concludere come un fatto assodato dalla storia moderna che tutti, o quasi, in un dato complesso di circostanze, fanno ciò che viene detto loro di fare; e, scusatemi, non ci sono molte probabilità che voi siate l’eccezione, non più di me. Se siete nati in un paese in un’epoca in cui non solo nessuno viene a uccidervi la moglie o i figli, ma nessuno viene nemmeno a chiedervi di uccidere la moglie e i figli degli altri, ringraziate Dio e andate in pace. Ma tenete sempre a mente questa considerazione: forse avete avuto più fortuna di me, ma non siete migliori. Perché se avete l’arroganza di pensarlo, qui comincia il pericolo” (pp. 21-22).
d.r.